Nel rione Gonìo del quartiere Gagliano in Catanzaro sorge una chiesa dedicata al culto della Madonna del Rosario, originariamente intitolata a S. Caterina Vergine e Martire.
La data della prima edificazione, attualmente incerta, risale probabilmente al XII secolo.
È comunque ipotizzabile che l’edificio sia stato eretto su un preesistente ipogeo basiliano e abbia subìto nel tempo ampliamenti e modifiche strutturali e architettoniche mantenendo intatto l’originale fascino nonostante l’ambiente circostante sia stato contaminato da fabbricati privati.
Tutta la struttura è edificata con uso di pietre locali di natura tufacea, sovrapposte e legate con malta cementizia e zeppature in cotto.
Si accede all’interno della chiesa per mezzo di due grandi portali.
Il primo, sulla facciata principale rivolta a ovest, presenta forma arcata a tutto sesto; è incorniciato da due doppie lesene con base e capitelli ed arricchito da un portone in bronzo riproducente i momenti salienti della storia della comunità Gaglianese e della Confraternita del SS. Rosario. Su di esso risalta una cornice in gesso poli lobata, all’interno della quale un bassorilievo raffigura tre rose poste alla sommità di altrettanti colli (emblema della Confraternita). L’accesso è sopraelevato rispetto al piano stradale con una scala a doppia rampa.
Il secondo portale, più piccolo e antico, è posizionato sulla facciata laterale direzionata a sud, verso Serra del Gonìo. Rappresenta allo stato attuale la parte stilisticamente più rilevante con il suo arco a tutto sesto sostenuto da lesene scanalate terminanti con due capitelli. L’arco è sormontato da tre fasce aggettanti e dal timpano, tutto in pietra intagliata sulla cui sommità è incisa la data 1731, probabilmente indicante l’anno di costruzione della parte nuova o di ristrutturazione.
Sulla sommità della facciata principale svetta una croce in ferro battuto, orientata in direzione ovest, mentre una seconda croce è collocata sulla cuspide della torre campanaria ed è rivolta a sud. Sull’asta verticale di quest’ultima è collocato un agnello in ferro battuto che muove secondo la direzione del vento.
L’aula liturgica (trentatré metri di profondità, quindici di larghezza e nove d’altezza), presenta forma a croce latina composta da un’unica navata intervallata da cappelle laterali, un transetto con l’ottocentesca balaustra in ferro, e abside con cupola schiacciata.
I pilastri portanti del transetto e della sovrastante cupola costituiscono il prolungamento naturale delle colonne provenienti dal vano sottostante il pavimento, sede dell’antico ipogeo. È interessante osservare che le misure del transetto sono circa cinque metri per sette e quindi corrispondono alle misure ordinariamente usate per costruire modelli di chiese bizantine.
La navata laterale di sinistra è composta da quattro cappelle (un tempo intercomunicanti) che ospitano altrettanti altari: quello di Santa Caterina (o Ecce Homo); quello delle Anime del Purgatorio; quello di San Francesco di Paola e quello della Santa Croce. Sulla navata di destra si susseguono tre cappelle comunicanti interrotte dall’ingresso del portone laterale, che ospitano, in successione, l’altare di San Vincenzo, quello di S. Antonio e, infine, di San Giuseppe.
Nella navata centrale, incassato a ridosso della parete laterale destra si staglia il maestoso pulpito ligneo, intagliato, intarsiato e tornito da ignoti falegnami locali, di stile barocco, databile intorno al XVII secolo.
A destra dell’altare maggiore si erge la cappella del Sacro Cuore di Gesù mentre a sinistra troneggia il maestoso altare della Madonna del Rosario contraddistinto da colonne, statue e stucchi, in un trionfo di vivaci cromatismi, bagliori di antiche durature ed enfatiche iscrizioni.
Pregevoli le opere che arricchiscono gli altri altari laterali come quello dell’Ecce Homo, in legno intarsiato decorato in oro zecchino che si fa risalire al XVII secolo, mentre è del 1758 la tela del pittore Domenico Basile riproducente il Suffragio, conservata nell’altare delle Anime del Purgatorio.
Apprezzabile anche l’altare di S. Giuseppe in marmo verde di Gimigliano, nonché il Crocifisso ligneo di fattura quattrocentesca intorno al quale s’intrecciano storie, tradizioni e devozioni.
La Confraternita del SS. Rosario custodisce nel sacro tempio anche un importante patrimonio di suppellettili liturgiche e paramenti sacri che sono legati alla tradizione serica e tessile catanzarese già a partire dal XVI secolo.