Venerdì Santo e “Naca”

La notte tra Giovedì e Venerdì santo il rullare dei tamburi percorre le dormienti vie del quartiere per evocare la ricerca del Signore.

Venerdì tutta la mattina, dalla celebrazione delle Lodi fino alle prime ore pomeridiane, mentre il parroco vista anziani e ammalati, i fedeli si recano nelle chiese per sostare in preghiera agli Altari della Reposizione.

Intorno alle 16:00 si celebra la Liturgia della Passione, momento centrale del Triduo Pasquale, con la lettura del Passio, la Preghiera Universale e l’Adorazione della Croce.

Segue la rappresentazione della Cattura del Signore e il Processo, per cui un ruolo importante è assegnato alla Congrega che organizza, ad anni alterni, l’evento.

Il corteo che segue si snoda per le vie del quartiere con i soldati romani, le tre croci, le statue dell’Addolorata e S. Giovanni insieme al catafalco della Naca che dà il nome alla pia processione.

L’insegna della Fratellanza è seguita da tre gigantesche bandiere. Negli anni in cui a organizzare è il Carmine le bandiere sono dell’Addolorata, di San Giovanni e di Gesù; quando la processione è gestita dal Rosario le bandiere sono di San Giuseppe, del Cuore Gesù e della Vergine Maria.

In doppia fila i soldati romani precedono e accompagnano le croci e insieme a loro i musici (una tromba, un tamburo e una grancassa) segnano con ritmo greve l’incedere del corteo.

Al centro della scena Cristo, coronato di spine e a piedi nudi, con lividi e piaghe sanguinanti, è soggiogato dalla pesante croce di legno, impregnata dalle iniquità umane, preceduto dai due ladroni, con altrettante croci.

Negli anni in cui la confraternita del Rosario organizza il rito, le croci sono di colore giallo, con la raffigurazione del bastone di S. Giuseppe sul transetto; rosso, con la rappresentazione di un calice coronato da un ostia su un lato e il Cuore Gesù sull’altro; e nero, con l’immagine di tre colli coronati da tre rose, stemma della Confraternita.

Intanto seguono mestamente, raccolte in vesti orientali, Maria e le Pie donne che sostenendosi a vicenda appaiono afflitte dal dolore. Alle loro spalle, dietro il clero, un gran catafalco sorretto dagli omeri doloranti dei congreganti, in abiti fraternali; la statua dell’Addolorata; quella di San Giovanni e la folla di fedeli che chiude il corteo.

La processione procede lentamente e si arresta a ogni dolorosa caduta del Signore, fino a quando, quasi dal nulla, spunta la figura del Cireneo. E’ un momento atteso da tutti, specie dai bambini, che si domandano con insistenza in quale punto del percorso apparirà colui che allevierà le sofferenze di Cristo.

Data l’ora tarda e il buio delle strade, da ogni balcone e finestra spuntano lampade e lanterne che illuminano i passi del Cristo Redentore. Ognuno cerca di esporre quelle più luminose, nell’intento non già di rivaleggiare con il vicino, ma di rendere meno doloroso il travagliato percorso della Via Crucis.

Assiepata su entrambi i lati della strada una folla traboccante giunta da ogni dove, avvinta dal sacrificio estremo, si genuflette battendosi il petto al passaggio del Nazareno.

Terminato il percorso si rappresenta la scena madre della Crocifissione, insieme all’impiccagione di Giuda, la deposizione del Cristo dalla croce e l’affidamento nelle braccia della Madre con la scena della Pietà.

Il tutto si conclude con il rientro in chiesa del corteo religioso.