Il profeta Elia ha sfidato e sconfitto quattrocentocinquanta sacerdoti del dio Baal protetti dal re Acab e dalla consorte Gezabele.
Quest’ultima, volendo vendicarsi, ha promesso la morte del profeta.
Elia, impaurito, è scappato attraverso il deserto, ma l’aridità, le asperità e la calura hanno reso impossibile la fuga.
Oramai senza energie si è fermato sotto una ginestra invocando la morte: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita”.
Quando tutto sembrava perduto gli è venuto in soccorso un angelo che gli ha porto per due volte una focaccia e un orcio d’acqua. Con la forza riacquisita ha potuto riprendere il cammino.
L’esperienza di Elia è quotidianamente vissuta da chi si sente stanco nelle lotte della vita, fino a desiderare la morte.
Mentre preghiamo il Signore che mandi anche a noi un angelo nei momenti di sfinimento fisico e spirituale, facciamoci a nostra volta angeli che porgono il pane dell’aiuto a chi vive un momento di difficoltà e si sente spossato dalla vita.
Don Michele Fontana
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