Domenica dopo Pentecoste la liturgia invita a riflettere sul mistero di Dio.
Da sempre l’uomo ha cercato di penetrare i cieli e comprendere qualcosa di ciò che gli rimane perennemente incomprensibile e inafferrabile.
Per questo motivo, ad esempio, i musulmani che ricercano nel Corano gli attributi divini, si fermano a novantanove nomi di Allah: il centesimo è indicibile.
Gli ebrei da parte loro tentano di balbettare qualcosa di Dio osservando ciò che traspare oltre il velo della storia, a partire da come il Signore stesso si è comportato.
Per noi cristiani il volto di Dio si mostra in quello di Gesù. L’apostolo Giovanni, che ha avuto la grazia di conoscerlo di persona, vederlo agire, udirne l’insegnamento e sentirne i battiti del cuore, è arrivato alla conclusione che sintetizza l’esito di ogni percorso di ricerca sul divino: Dio è amore.
La Santissima Trinità, che oggi celebriamo, ricorda dunque che Dio è una famiglia di persone che vive nell’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Questa rivelazione illumina, di conseguenza, ogni famiglia umana (domestica, sociale o ecclesiale), chiarendo che è veramente tale, focolaio di vita e di gioia, se rinasce ogni giorno nell’amore di Dio.
Don Michele Fontana