All’alba di un giorno qualunque lungo il lago di Galilea, Pietro e altri pescatori stanno riassettando le reti, sconfortati e delusi: hanno pescato tutta la notte ma sono tornati a riva con le barche vuote.
Si avvicina un uomo. È Gesù. Chiede di farlo salire sulla sua barca per parlare alla folla.
Dopo aver finito di catechizzare i presenti fa una seconda richiesta a Pietro: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca“.
Uno straniero, tra l’altro neanche pescatore, quindi non conoscitore di quelle acque e inesperto nell’arte della pesca, invita proprio lui, il mastro del mestiere, a ritornare in quelle acque sterili. Tra l’altro in pieno giorno
Probabilmente vorrebbe rispondergli in malo modo, preso com’è dalla delusione. Ma quello sguardo capace di penetrare nell’intimo spinge, inaspettatamente, ad avere fiducia.
“Abbiamo lavorato tutta la notte. Abbiamo fatto del nostro meglio. Abbiamo fatto del nostro massimo. Ora sono sfinito fisicamente e, soprattutto, moralmente. Penso di essere un fallito. Ma sulle tue parole raccolgo le ultime briciole di speranza e getto di nuovo le reti“.
Nell’incontro con Pietro, Gesù oggi si avvicina a ciascuno di noi, sulle rive delle nostre vite, quando lo sconforto riempie gli animi e la stanchezza appesantisce i cuori. Viene a riaccendere la speranza oltre ogni fallimento di sacrifici e sudori, tempo e lavoro, energie e denari spesi a vuoto.
Viene a dirci: “Coraggio, non ti abbattere, getta di nuovo le reti. Questa volta però, fallo con me“.
Don Michele Fontana