Dopo l’annuncio con cui l’angelo le aveva rivelato il desiderio di Dio su di lei (essere la madre del Figlio divino) e la contemporanea maternità di sua cugina Elisabetta, Maria “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino [Giovanni Battista] sussultò nel suo grembo“.
L’evangelista Luca nel raccontare la scena sembra voler focalizzare l’attenzione sul prodigioso incontro dei due bimbi, Gesù e il Battista, mentre sono ancora nel grembo delle rispettive madri.
La riverenza di Elisabetta nei confronti di Maria, anticipa la sottomissione del figlio al Salvatore.
A pochi giorni dal Natale, la scena, che ascolteremo nella proclamazione liturgica, diventa archetipo di ogni incontro umano, in cui l’altro visita la nostra vita come Maria.
In ogni incontro siamo, quindi, invitati a riscoprire nell’altra persona il mistero divino che porta in sé. Quando ciò avviene, come ha fatto esperienza Elisabetta, il bambino che è in noi sussulta.
Affinché sia possibile dobbiamo, però, come Maria, alzarci e metterci in marcia, attraversando le montagne degli ostacoli e dei pregiudizi che ci separano.
Don Michele Fontana