Un tale corse incontro a Gesù e, gettandosi in ginocchio, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?“. Gesù rispose: “Tu conosci i comandamenti…“. Il giovane riprense: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza“.
Allora “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi“. Poi annunciò ai discepoli: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio… Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto …”.
Nel meditare il Vangelo di questa domenica siamo portati a soffermare la riflessione sulla necessità di osservare i Comandamenti e sul valore della carità cui il Signore risponde restituendo cento volte quello che si è donato per lui.
Pur tenendo conto della priorità di questi insegnamenti, a me colpisce la frase che nella redazione del testo fa da cerniera, e per questo si rischia di leggerla di passaggio, quasi senza notarla.
Eppure la sua posizione al centro del testo suggerisce che forse è proprio là il tesoro nascosto nella narrazione. Mi riferisco all’annotazione secondo la quale “Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse…”.
A mio avviso la perla preziosa del racconto è proprio lo sguardo di Gesù ridondante d’amore, che penetra il cuore di quel tale.
Uno sguardo che disarma, scioglie, illumina, fa battere il cuore, riaccende la speranza, rinnova la fede, genera carità.
Signore, permettici sempre di riconoscere quello sguardo che si rivolge a noi dal candore dell’Eucaristia e ci interpella dall’alto della Croce; di ogni croce, non solo il duro legno del Golgota, ma anche i tanti patiboli delle sofferenze umane sui quali continui a tenere le tue mani per farti inchiodare ai nostri dolori.
Don Michele Fontana
Buongiorno Don Michele, ma la parabola finisce dicendo che il giovane se né andò rattristato, purtroppo oggi siamo diventati peggio di quel ragazzo, (almeno lui i comandamenti li osservava), secondo me dovremmo cercare nel nostro piccolo imitare San Francesco e meditare sulla bellissima frase di S. agostino (a che serve guadagnare il mondo se poi si perde l’anima).
È vero tutto è vanità.
Preghiamo la Vergine del Santissimo Rosario, perche ci illumini
Solo la figura di questi due Santi possono commentare questa pagina di vangelo.