La mano avida

«Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano» (Sap 1,13-14).

Le prime parole delle letture della Messa indicano la prospettiva da cui inquadrare il messaggio di questa domenica: la vita.

La vita, amata dal Signore e da lui benedetta, protetta, risanata e risuscitata.
La vita con le infinite sfumature di emozioni e situazioni, avventure e congiunture.
La vita, impastata nella quotidianità, esaltata dai sogni, incatenata dalla realtà.
La vita. La nostra. Con le sue gioie e i suoi dolori, le ansie e le speranze, le tristezze e le angosce.

Quella vita continuamente minacciata nella salute, nelle relazioni, negli affetti, nel lavoro, nei progetti.

Nel duplice miracolo di Gesù narrato dalla liturgia (il risanamento di una donna sofferente di un’emorragia incurabile e la risurrezione di una quattordicenne tragicamente deceduta), impariamo che quando la vita è minacciata dalla morte il contatto con il Signore può sanarla.

Come per l’emorroissa, la preghiera è la mano avida attraverso cui afferriamo il lembo del suo mantello per strappargli ogni grazia.

Don Michele Fontana

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