Ogni comunità è fatta da umani che, proprio perché tali, possono sbagliare. Le nostre famiglie, i gruppi d’amici, le realtà ecclesiali, le associazioni non sono congreghe di angeli ma comunità che per natura sono fragili, limitate, deboli, peccatrici.
Per questo motivo possono rimanere stabili solo se fondate sulla legge del perdono.
È ormai la seconda settimana che la Liturgia della Parola invita a riflettere sulla necessità del perdono.
Questa domenica sia Gesù nel vangelo che Ben Sira nella prima lettura ripetono con chiarezza che il perdono di Dio nei nostri confronti è legato al nostro perdono nei confronti degli altri.
È lo stesso concetto che noi stessi eleviamo a preghiera nel Padre Nostro: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Dobbiamo fare molta attenzione quando recitiamo quest’invocazione: se non siamo disposti a perdonare chiediamo al Padre di non perdonarci.
Nella prima lettura di questa domenica il Signore attraverso la penna di Ben Sira aggiunge un’altra motivazione alla necessità del perdono, legandolo all‘ascolto della nostra preghiera.
“Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?”
Le preghiere fatte da un cuore che non sa perdonare non possono essere ascoltate.
Don Michele Fontana